venerdì 1 luglio 2011

L'EVOLUZIONE.

L'EVOLUZIONE

Mi ricordo che da bambino, camminando in un terreno paludoso, notavo che le mie orme erano meno profonde di quelle di mio nonno che mi precedeva e nonostante facessi degli sforzi non riuscivo a segnarle profonde quanto le sue. Capì subito che tutto dipendeva dalla differerenza di peso.
Egli voltandosi, m’invitava a seguire le sue orme e a pregare Dio che non sprofondassi nel terreno, ma io disobbedì perché ritenevo perfettamente inutile pregare Dio quando avevo capito la ragione della cosa, anzi credevo di fare una cattiva figura d’imbecille davanti a Dio stesso se l’avessi pregato.
Spinto dalla curiosità lasciavo le orme del nonno e non tenendo conto delle sue raccomandazioni mi allontanavo alla scoperta delle cose lontane.
Distinguevo da me dove il terreno era solido e poteva senza pericolo sostenere il mio peso. Pensavo che non mi fosse necessaria la preghiera se Dio stesso mi aveva dato l’intelligenza per capire da solo come comportarmi.
Il nonno aveva capito che non pregavo e se lo facevo ero distratto e senza voglia.Egli mi disse che dovevamo pregarlo perché un giorno ci accogliesse nel suo regno, essendo in questo mondo solamente di passaggio.
Io avevo appena cominciato a correre verso l’orizzonte e mi stupiva e deludeva il fatto che, raggiunto il punto che mi ero prefissato e che mi si era presentato come linea di confine, mi si apriva davanti un orizzonte ancora più vasto e lontano. Mi chiesi se un giorno l’avessi potuto raggiungere.
Rimasi deluso dal discorso del nonno che mi parlò tanto dell’aldilà tanto che quasi mi passò la voglia di giocare e di correre verso l’orizzonte.
Un giorno che stavamo riposando all’ombra di una quercia, distesi, lui sopra il muretto della scarpata e io sotto, spaventato da un rumore improvviso, feci un enorme balzo, convinto che si trattasse di un masso che mi cadeva addosso. Ma nulla di tutto questo.Era stato il nonno che aveva spostato un ombrellone, provocando quel rumore.
Grande fu la sua meraviglia vedendomi compiere quel salto e pensò che io l’avessi fatto l’aiuto di qualcosa di soprannaturale. Io stesso mi meravigliai di quel salto ingiustificato, ma capì quanto grande fosse in me l’istinto della vita che Dio mi ha dato.
Rinacque più forte in me il desiderio di rincorrere l’orizzonte come segno di quel desiderio di vita che da sempre mi aveva spinto in avanti.

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