lunedì 29 agosto 2011

GIORGIO NAPOLITANO NON HA MAI SPESO UNA PAROLA!

Giorni fa sono andato a trovare un amico in Calabria e precisamente a Rizziconi. Ho preso il treno frecciargento e sono sceso a Napoli, dove ho pernottato. Fino ad ora non avevo mai visitato Napoli con interesse culturale.
Quando mi congedai dal servizio militare, fatto nel Friuli V. G. nel 1956, non feci il viaggio diretto per la Sicilia, ma gironzolai per l’Italia e andai anche a Napoli a trovare un commilitone che mi aveva invitato a casa sua, per  passare qualche giornata assieme. Avevamo tante cose per la testa, tranne che l'interesse culturale. L’amicizia con il commilitone napoletano era nata per circostanze impellenti. Non ho mai avuto come si dice l’amico per la vita, forse non serve a niente; ma ho sempre avuto amici adatti al quel periodo transitorio della mia vita.
La mia visita a Napoli era dettata dal desiderio di verificare di persona la situazione della spazzatura, tanto pubblicata in televisione e poichè mi diletto a scrivere , ritengo giusto accertarmi personalmente dei fatti.
A Napoli non ho visto quello che hanno mostrato in televisione e che mi aveva indotto a desiderare di rinchiudere Napoli in un recinto murario  e isolare napoletani e immondizie, per evitare il proliferarsi di eventuali epidemie. 
Tale idea mi era venuta in quanto penso che il modo di fare di una comunità non debba danneggiare la mia salute e quella dei cittadini delle altre regioni d'Italia.
Ho visitato Napoli e ho goduto delle sue bellezze, anche se qualche cumulo di immondizia, ma non esagerato, faceva, di tanto in tanto bella mostra di se, più che altro, dovuto a un fattore educativo. Giorgio Napolitano non ha mai speso una parola in merito e neanche per una disorganizzata e costosissima raccolta dello sporco.

L’AMICO DOTTORE ARABO

L’amico dottore arabo, mi prenota la camera in hotel e viene a prendermi all'aeroporto de il Cairo. Strada facendo noto un traffico di mezzi e di persone che non avevo prima immaginato. Chiedo all'amico quanti abitanti fa il Cairo, ed lui mi dice sedici milioni + quattro milioni di pendolari.Aggiunge che la città è lunga 80 Km e larga 40.
Io immaginavo una città grande; ma di due milioni di abitanti non di più.
Arrivati in albergo si interessa della mia sistemazione, e se essa risponde ai requisiti che avevano concordato alla prenotazione.Informa la receptin che non parlo, né arabo né inglese e lascia il suo numero di telefono, nel caso che si rendesse necessaria una chiamata per cose che mi riguardassero.
Dopo qualche giorno, l'amico mi viene a trovare e passiamo la giornata assieme. Nei nostri discorsi noto in lui un interesse commerciale, ossia vorrebbe che parlassimo della commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, cosa che io non ritengo necessaria perchè  di tali merci c’è sovrapproduzione sia in Italia che in Egitto. Il mio interesse, al contrario, è rivolto alla conoscenza della cultura musulmana, perciò i nostri punti di vista sulle cose in genere, sono differenti: io ho una veduta della situazione ampia e reale, mentre il suo vivere è guidato dalla legge divina, la Shari'a.
Mi ha fa visitare il mercato all’ingrosso ortofrutticolo e confrontare idee con operatori del luogo. Andiamo lungo il Nilo e noto che ci sono aziende agrumicole, non meno all'altezza di quelle europee, ed i cui titolari si  dimostrano interessati alla nostra visita.
La mia adattabilità alle situazioni caotiche del mondo arabo, lascia perplesso l'amico dottore che arriva alla conclusione che io intuisco facilmente il loro modo di fare poiché ho un vissuto di civiltà contadina, acquisita durante la mia fanciullezza.
Nel mio precedente viaggio in Germania mi sono chiesto se i tedeschi anziani si erano inventati una nuova filosofia di vita. Al Cairo, il traffico di mezzi e persone cosi veloce e caotico, poteva causare un disastro, niente di tutto questo, niente sirene della polizia e nemmeno di ambulanze. Mi ha dato l’impressione come quando si vede volare un storno di uccelli, malgrado il suo “caos”
non cozzano mai l’uno con l’altro. Si può considerare un adattamento dell’umano alla situazione caotica o è un dono di Allah?

LA FLUTTUAZIONE DEL MIO PENSIERO

LA FLUTTUAZIONE DEL MIO PENSIERO

Non avevo le idee chiare per un viaggio da fare all’estero, nei paesi toccati dalla "primavera araba", malgrado tanta fosse la voglia di trovarmi insieme ai rivoluzionari che stavano sconvolgendo il Nord Africa. Le mie limitatissime conoscenze delle lingue mi frenavano nell'intraprendere un'impresa del genere, ma un caso fortuito mi fece cambiare idea.
Mi trovavo all'ufficio postale del mio paese quando una persona mi si è fermata davanti dicendomi:
- Ma tu sei quello che commercia le arance?
-Certo, rispose io, e tu sei il dottore che mi ha curato i denti vent'anni fa?
A suo tempo, in tale circostanza, dialogando col dottore, mi ero fatta un'idea di come la pensasse su tanti argomenti, e mentre alcune cose che lui riteneva ingiuste mi convincevano abbastanza nella sostanza, non le condividevo nel modo di porsi verso di esse. Voglio dire che mentre per me erano cose sopportabili, per lui non lo erano in quanto costituivano un'offesa verso DIO.
Lui, di origine Siriana, aveva studiato e si era laureato in medicina a Padova.
Trascorse un ventennio di attività redditizia in Italia, ma poi si recò in Egitto dove, in precedenza, aveva mandato la famiglia per ricevere un'istruzione religiosa adeguata alle sue credenze.
Durante l'incontro all'ufficio postale mi ha chiesto se svolgessi ancora la mia attività commerciale, e alla mia risposta affermativa mi fece capire che in Egitto ci potevano essere sicuramente opportunità vantaggiose di lavoro da cogliere, e che lui fosse disponibile ad una collaborazione.
Gli dissi che alcuni miei colleghi avevano fatto simili accordi commerciali con la Siria, ma poi tutto era andato male per via del caos in corso, e che ero disposto a fare un viaggio in Egitto per rendermi conto di persona delle perturbazioni sociali, per poi decidere il da farsi. Mi sembrò una manna caduta dal cielo, e dopo pochi giorni mi trovai nella mischia al Cairo nella piazza Tahir.

Dopo un paio d’ore nella mischia dei manifestanti, lascio la piazza e mi avvio a curiosare nelle vie laterali. Casualmente mi trovo davanti ad un negozio chiuso con due sedie all'ombra.
Fa molto caldo e mi siedo per riposare.
Poco dopo vedo avvicinarsi verso di me una persona. Era il proprietario del negozio. Faccio per alzarmi, per liberare la sedia, ma egli mi fa cenno di rimanere seduto.
Apre il negozio e si siede nella sedia al mio fianco.
Inizio il discorso dicendo che sono italiano ed egli mi risponde cordialmente che era stato a Milano e mi invita ad entrare per offrirmi un thè. Mi fa accomodare in un salottino e mi offre un thè che io tro delizioso
Sì comincia a discutere della situazione nella vicina piazza Tahir.
Mi dice che proprio oggi, il capo del governo provvisorio ha comunicato la formazione di un nuovo governo che viene incontro alle speranze dei disperati del popolo egiziano.
Il mio ”pensiero” ha fluttuato!!