giovedì 26 aprile 2012

3° riflessione sui discorsi di BRUCE LIPTON.

Non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare”.
Nell’attuale situazione psicosomatica dell’umanità mondiale è impossibile riunirci in comunità ed imparare a cooperare. Nemmeno le comunità religiose a tutt'oggi ci sono riusciti.
Siamo sempre nell'illusione o perlomeno nella malafede, probabilmente anche con noi stessi.
Anche se la nuova scienza ha fatto nuove scoperte, che vanno oltre il nostro sapere attuale, soltanto quando l’umanità si plasma di queste scoperte prendendone coscienza e assimilandole il più possibile, potrà fare quel balzo necessario che l’attuale situazione richiede, per un nuovo atteggiamento comunitario.
Diamo tempo al tempo.

http://www.uomodellanuovaera.eu/

martedì 24 aprile 2012

I Gheddafi Italiani.


Siamo andati in Libia ad uccidere Gheddafi, perché rubava il suo popolo
per sé, per i suoi figli , per gli amici e gli amici degli amici.
Non mi sembra però che la politica italiana sia esente da fenomeni simili, anzi , mi pare che noi di Gheddafi non ne abbiamo uno, ma tanti.
Il caso della Lega e di Bossi è l’esempio conosciuto più eclatante, ma è da pensare che in tutti gli altri partiti politici non succeda di meno.
Mi domando cosa aspetta Giorgio Napolitano a concedermi la divisione corazzata più volte da ma invocata? Al resto ci penso io.
Non credo proprio che anche Egli abbia qualcosa da farsi perdonare.
I nodi sono arrivati al pettine e non ci rimane che fare i conti.
Salvatore Furnari
www.ilfornattodivenezia.com

sabato 21 aprile 2012

2° Riflessione all’intervista a Bruce Lipton.

Egli dice: “L'umanità è l’organismo e noi siamo le cellule, ogni essere umano è una cellula nel corpo di un qualcosa di più grande, l'umanità. Il problema che affronta ora l'umanità è che le cellule continuano a lottare tra loro.
Quando le cellule del tuo corpo si combattono, la malattia è detta autoimmune. Se le cellule competono e lottano si chiama autodistruzione.
Lo stesso vale per gli umani: combattersi è autodistruzione, è una malattia autoimmune, è l'umanità che morirà, oppure vivrà se noi correggiamo questa direzione autodistruttiva.
Siamo vicini a prendere una decisione: vogliamo sopravvivere ed evolvere o vogliamo morire? Ora non so che faremo, siamo in mezzo alla battaglia, e saremo vincitori quando realizzeremo che non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare,
Riflessione (Risposta).
Preg,mo dott BLUCE LIPTON,
A proposito della battaglia cellulare che avviene nell’organismo umano, che porta all’autodistruzione, secondo me, si tratta di una affermazione alquanto fuorviante.
Io credo che la chiave del mistero sia nel campo invisibili, subatomico.
Se il mio corpo è parte dell’universo e anche tutto il resto lo è, la paventata direzione distruttiva dell’umanità prospettata dal dottor Lipton, non dovrebbe che avere il suo campo di correzione che nel mondo subatomico.
Quando io dico che. durante la giornata sento il bisogno di appisolarmi, come un bisogno fisiologico, significa che la natura di cui faccio parte ha bisogno di immergesi nel campo subatomico, luogo della sua origine, ed è qui che viene( all'insaputa del cervello plastico), raggiunto l’equilibrio biochimico del mio essere che si rispecchia poi nel mio comportamento, già descritto in altre occasioni. www.fornarettodivenezia.com .

mercoledì 18 aprile 2012

1° Riflessione all’intervista a Bruce Lipton.

Egli dice: “L'umanità è l’organismo e noi siamo le cellule, ogni essere umano è una cellula nel corpo di un qualcosa di più grande, l'umanità. Il problema che affronta ora l'umanità è che le cellule continuano a lottare tra loro.
Quando le cellule del tuo corpo si combattono, la malattia è detta autoimmune. Se le cellule competono e lottano si chiama autodistruzione.
Lo stesso vale per gli umani: combattersi è autodistruzione, è una malattia autoimmune, è l'umanità che morirà, oppure vivrà se noi correggiamo questa direzione autodistruttiva.
Siamo vicini a prendere una decisione: vogliamo sopravvivere ed evolvere o vogliamo morire? Ora non so che faremo, siamo in mezzo alla battaglia, e saremo vincitori quando realizzeremo che non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare.

Riflessione (Risposta).

Se le cellule nel nostro corpo continuano a lottare tra di loro, e le malattie ne sono l’esempio, noi abbiamo una guerra interiore. Perciò trasferendo l’esempio alla società, Il riunirci in comunità ed imparare a cooperare (come suggerisce Bruce Lipton, mi pare una ipotesi alquanto irrealizzabile, perché le cellule (cioè le persone) essendo in conflitto tra di loro generano individui non adatti alla collaborazione.
Quindi non basta meditare e guardaci dentro per mettere ordine al nostro interno e trovare la pace con noi stessi. La prima cosa da fare e di mettere in pace le nostre cellule attraverso “l’arte di nutrire la vita”, ossia favorendo nel nostro organismo una buona attività biochimica che provvede a tutte le sue esigenze e mette equilibrio al nostro interiore. E poiché siamo co-creatori con l’universo, il compito è nostro.
Soltanto dopo aver risolto i nostri problemi del corpo, della mente e dell’anima, possiamo pretendere la pace fra gli individui.

Non volendo o non potendo descrivere a parole il percorso che io ho fatto e da intraprendere per dare risposta alla Sua domanda: 

Ora non so che faremo, siamo in mezzo alla battaglia, e saremo vincitori quando realizzeremo che non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare”, 

suggerisco per comprendere tale cammino, la visione delle prove documentali che dimostrano l’evolversi di uno stato psico-fisico alterato, in uno equilibrato, senza alterazioni nei valori bio-chimici e funzionali.
prima colonna.

martedì 10 aprile 2012

Andreoli non sta al gioco.

Pregiatissimo Professore Andreoli,
Per quando ho potuto capire Lei non sta al gioco in cui avrei voluto coinvolgerla.
E io la capisco e me ne faccio una ragione, poiché come lei mi insegna, nei trattati di psicanalisi si dice che quando il paziente non si sottopone volontariamente alla terapia, si consiglia di non insistere.
Non importa se lei non viene a mettere i proiettili nel caricatore, posso farlo io stesso; e per coprire la mia avanzata non si preoccupi perché lo farà la mia anima, e anche se avrò bisogno di un miracolo, visto che l’uomo è autosufficiente, se occorre  me lo farò da me. 

Salvatore Furnari
furnari34@aruba.it 
 

Montecitorio vendesi per debito pubblico.

Davanti Montecitorio: Prezzi Buoni.

giovedì 5 aprile 2012

CERVELLO PLASTICO, SORVEGLIATO SPECIALE.




Un detto siciliano definisce “Ammucca lapuna” colui che a bocca aperta ingoia qualsiasi insetto che entra in essa.
Rilevo una certa somiglianza con quell’organo che viene spesso definito cervello conscio, sede della coscienza culturale acquisita: il cervello.
E’ questo che ingoia qualsiasi cosa gli venga riferita.
Ora, come sappiamo, nell’organismo umano esistono più centri nervosi paragonabili a cervelli. Il cuore ne ha uno, la pancia ne ha un altro.
La rivoluzionaria scoperta del cervello addominale, può essere paragonata, per importanza, secondo Gershon, alla scoperta copernicana sul sistema solare.
E anche se i suoi neuroni sono inferiori per numero, la loro estensione è sicuramente maggiore e di conseguenza anche il numero dei collegamenti dendritici. C’è da dire, tra l’altro, che tutti i neuroni addominali vengono coinvolti nei processi nervosi e non solo una piccola parte di essi, come avviene nell’encefalo.
La natura del cervello addominale è quella di metabolizzare tutto quello che viene ingerito e non soltanto i cibi, ma anche certe acquisizioni culturali che essendo di cattivo gusto e causa di sofferenza, non si riesce a digerire.
Considerando il mio vissuto, sono convinto di essere stato guidato da un maestro di vita (mente inconscia) contenuta cervello addominale e non della menta concia (cervello plastico). I due possono essere paragonati al nonno, il primo, che trasmette serenità al secondo (nipote), e che deve essere tenuto sotto controllo.

lunedì 2 aprile 2012

Al professore Vittorino Andreoli.

“Su professore, basta essere triste e versare lacrime”.

Noi non siamo alberi per essere radicati al passato, ma esseri umani, liberi
di muoverci nel campo delle idee.

Alla nostra età, non è il caso di farci carico dei nostri figli e dei
nostri nipoti, dei mali della società. Abbiamo fatto quello che
abbiamo ritenuto opportuno durante il cammino della nostra vita
vissuta. Da qui in avanti è tutta un'altra cosa.

Dobbiamo essere noi, con la nostra età, per primi, a fare il balzo quantico
che i tempi attuali richiedano. Ma possiamo farlo solo se abbiamo
acquisito la consapevolezza di noi stessi, sradicarci del passato, ed
essere, così, leggeri e veloci.

Alla nostra età, se abbiamo seguito la spontaneità e la assennatezza
del nostro cervello addominale, il nostro futuro è pieno di saggezza
in tutti i sensi e non saremo più tristi e nemmeno verseremo
lacrime.

Avere acquisito una piena della consapevolezza del SE’, mi rende veramente libero
e comprensivo della situazione esistenziale degli altri. Con loro però cerco di
interferire il meno possibile,
lasciando a se stessi la gestione della loro esistenza.


A proposito di quanto asserito, La invito a visitare:
http://www.ilfornarettodivenezia.it/Terza%20e%20quarta%20et%E0.htm

Salvatore Furnari