sabato 28 maggio 2011

CONTENUTO LATENTE

Una notte, a causa di un mio malessere, mi sono recato al pronto soccorso per sottopormi ad un controllo sanitario.
Dopo un primo prelievo di sangue e le conseguenti analisi che non hanno evidenziato alcuna patologia, sono stato sottoposto ad un secondo prelievo, per ulteriori esami.
L’esito di questi ultimi, però, non si avrebbe avuto subito, ma dopo almeno quattro ore.
Non potendomi allontanare da quella sala, per l’attesa, mi hanno sistemato su una sedia sdraio, accanto ad altre persone lì presenti per lo stesso motivo.
Ho preso sonno.
Dopo qualche ora, ho aperto gli occhi e ho visto un Crocefisso appeso al muro.
Ero ancora mezzo addormentato e certamente in uno stato di semicoscienza; ma alla vista del crocefisso, il mio primo istinto è stato quello di alzarmi e andare a schiodare quella persona dalla croce e deporla per terra.
Era un istinto dettato dalla pietà e dal desiderio inconscio di eliminare la sofferenza.
Ma prima di fare qualsiasi gesto, ho preso coscienza della situazione in cui mi trovavo e l’istinto si è annullato.
Mi sono guardato intorno e ho visto tante persone che pregavano lo stesso Cristo in croce che io avrei voluto schiodare.
Le loro preghiere avevano lo scopo di migliorare i risultati delle loro analisi cliniche, affinché risultassero tutte di esito favorevole.
In quel momento ho constatato quanto il pensiero di quelle persone fosse in contrasto col mio istinto latente.
Il mio istinto mi spingeva a levare il Cristo dalla sofferenza, mentre gli altri vedevano nella sofferenza di Cristo la risoluzione ai loro problemi di Salute.

Riflettendo sull’accaduto, ho pensato che quella notte, nella sala del pronto soccorso, si sono manifestati in me, sia l’istinto latente che quello manifesto .
Il primo evidenziava la mia intenzione reale, il secondo, il frutto del ragionamento.
Nelle circostanza in cui mi trovavo, l’ azione di schiodare il cristo, per quanto la ritenessi giusta, risultava essere controproducente, perché avrebbe turbato lo stato d' animo delle persone che pregavano.
Queste, aspettando l’esito dei prelievi fatti precedentemente che avrebbero stabilito chi poteva andare a casa e chi doveva essere, invece, ricoverato, sarebbero state notevolmente turbate se io avessi messo in atto l’azione suggeritami dal mio primo pensiero.
Ma poiché l’esito clinico non era influenzato dalla preghiera e nemmeno dalla mia intenzione, ma dallo stato biochimico reale di ogni persona, non serviva che io facessi prevalere la mia idea di schiodare il Cristo e creare turbamenti sociali.
In altre parole voglio dire che quando le idee delle altre persone non ostacolano il mio percorso di vita ed io posso percorrere indisturbato il mio cammino, lascio le cose come stanno in modo che non venga turbata la pace sociale

Riflettendo ancora su quanto accaduto, mi viene da dire che quella notte, in me, si è manifestato il mio “Contenuto latente” che è il depositario dei contenuti della vita dei precedenti millenni. Contenuto che, nel caso specifico, viene turbato dall’immagine della sofferenza, e che, pertanto, cerca un azione per alleviarla.
Nelle altre persone che si trovavano con me nella sala, si manifestava, al contrario, il “Contenuto manifesto” o “Contenuto mentale ", che si forma con la nascita della persona e contiene la cultura acquisita, ambientale, morale e sociale.
I due contenuti sono di natura diversa e anche la ragione dei due contenuti è diversa.
L’azione di schiodare il Cristo o la preghiera rivolta al Crocefisso, non cambiano per nulla l’esito dell’esame clinico; ma l’eventuale schiodata del Cristo si sarebbe dimostrata sicuramente un disastro per la ragione delle persone impegnate nella preghiera.

Salvatore Furnari
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