lunedì 5 febbraio 2018

Fornaretto” di Furnari Salvatore - Dicembre 1989.



Da troppi anni ormai (è quasi l’arco di un’intera vita) non si sente parlare che di Sicilia e di Mezzogiorno, argomento che ha riempito le pagine di molti giornali senza tuttavia cambiare di tono e senza dire nulla di veramente nuovo. Un meridionale può chiedersi se questo non suoni offesa alla dignità umana, costatando che il problema, da molti anni a questa parte, è rimasto sempre lo stesso. La disgregazione socio-economica è ancora in atto e l’impatto con la nuova realtà può essere anche dannoso. È necessaria non tanto la rassegnazione quanto l’esatta valutazione del fallimento, ammettendo che la causa di esso consiste di una precedente serie di errori di valutazione. In sostanza le cose sono andate così. Non c’è stato un modello di sviluppo produttivo che si adattasse al comportamento dei meridionali.
Negli anni ’50 quella società prevalentemente contadina fa uno sforzo immane per sollevare e migliorare la condizione dei figli liberandoli da quello stato di sottomissione e di lavoro sempre al limite della sopravvivenza.
 L’avvio allo studio, il conseguimento di un titolo di cultura superiore, è stato il fiore all’occhiello di una classe contadina severa e statica nello stesso tempo.
Ma il fiore all’occhiello del padre contadino è stato tale anche per i suoi apporti culturali innovatori della società?Non ha forse fallito l’obiettivo di fondo per cui il padre, anche inconsciamente, l’aveva destinalo?
 Molti intellettuali meridionali di debbono chiedere se sono stati l’elemento rinnovatore della società e della cultura della loro regione.
Essi non hanno saputo produrre modelli di sviluppo e di convivenza sociale che, adattandosi al proprio ambiente,non’ abbiano avuto la forza di migliorare. La chiusura e la passività, l’autoesclusione dei più diretti interessati è responsabile di una certa misura di quella carenza di coesione tra le varie componenti della società in cui ha avuto modo di svilupparsi e affermarsi il fenomeno negativo e disgregativo della bruttezza.  tratto da “Fornaretto” di Furnari Salvatore - Dicembre 1989.

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