giovedì 30 marzo 2017

IL RISVEGLIO DELLA FORZA

IL RISVEGLIO DELLA FORZA
«Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati». (Bertold Brecht)

Nuovi barbari si aggirano per il Mondo e il loro capo si chiama Vladimir Vladimirovic Putin. Amatissimo in patria e spesso paragonato ai condottieri orientali antichi, la figura del Presidente russo incute in Occidente sospetto e timore più che simpatia e fiducia, e come è già capitato ad altri uomini politici russi, alla sua figura sono stati associati concetti negativi come dittatura, oscurantismo, dispotismo e tirannide. Questo accade almeno da quando – dopo le dimissioni di Eltsin del 31 dicembre 1999 - le elezioni in Russia portarono alla vittoria questo giovane dirigente ex funzionario del Kgb e consulente del Sindaco di San Pietroburgo. Molto diverso dal suo predecessore, più giovanile e composto, all’apparenza freddo e riservato, il nuovo presidente russo ha instaurato con i vicini di casa dell’occidente Atlantico un rapporto del tutto nuovo e paritario, in apparenza aggressivo e comunque poco incline alle concessioni amichevoli.
Le televisioni di tutto il mondo negli anni Novanta ci avevano abituato alle pacche sulle spalle tra la dirigenza russa, allora rappresentata da Boris Eltsin, e quella americana guidata dall’emergente democratico americano Bill Clinton. Verso la fine di quell’era, gli scambi telefonici tra politici anglosassoni di alto rango - resi noti solo ora - rivelano un giudizio sul nuovo entrato Vladimir Putin di universale ammirazione. Eppure, persino durante la lunga Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, nessuno aveva mai osato parlare pubblicamente del segretario generale del Pcus come gli occidentali hanno fatto di recente con il Presidente Putin, offendendolo personalmente ed etichettandolo come un “assassino”.
Accanto all’atteggiamento di diffidenza e paura, sempre più persone tuttavia anche in Occidente stanno guardando al nuovo “orso russo” ed ai suoi artigli affilati come ad un interessante possibilità di alternativa e sviluppo. Ciò che si registrava prima e per lungo tempo a destra, ora avviene di frequente anche tra le schiere degli eretici di sinistra; in tutta Europa e negli Stati Uniti non mancano quelli che individuano in Putin l’Homo Novus, l’unico politico capace di interpretare il plurisecolare spirito russo, da sempre malinconico e temprato alle avversità, in bilico tra un Ovest dinamico e innovativo e la tradizione millenaria legata alla terra della Santa Madre Russia. In Europa, e per la prima volta, qualcuno comincia a guardare a Putin come ad un portatore di senso. In alcuni casi, attraverso un sorprendente rovesciamento delle opinioni, si assiste persino ad una esaltazione personalistica della figura del Presidente russo, con proliferare di fan club, vignette, film documentari e magliette celebrative. La vicenda ha del curioso quando non anche del grottesco: da un lato si legge e si ascolta il mantra dell’informazione ufficiale concentrata sul Putin cattivo ed aggressore, quello che limita le libertà civili, imprigiona le neofemministe e ostacola antidemocraticamente le opposizioni; dall’altro, tramite i link della Rete che si diffondono attraverso i social network, Putin viene ritratto sempre più spesso come un liberatore. Con questo recente e inedito punto di vista, il leader russo simboleggia il vento dell’Est che soffia sull’Occidente per spazzar via marciume e putredine, decadenza e sudditanza all’imperialismo americano.
Insomma, si ha a che fare con un despota profittatore uscito dalle oligarchie sovietiche, o con una bussola di nobili valori per l’Occidente fiacco e asservito?
Occorre resistere alla tentazione di scimmiottare gli ultrà del calcio ed evitare i due atteggiamenti oggi prevalenti: il tifo per Putin il Buono o quello per Putin il Cattivo, perché sono distanti solo in apparenza mentre in realtà rappresentano due facce della stessa medaglia e, così esercitati, non consentono di collocare correttamente il fenomeno.
Meglio inoltre evitare di giudicare lo statista russo solo sulla scorta dei suoi atti singoli, senza tenere conto della storia della Russia nel suo insieme, dallo zarismo al comunismo, dalla guerra fredda alla perestroika, dalla disgregazione dell’Urss alla guerra cecena.
oprattutto, capire Putin significa capire il popolo russo, e questo non si può fare senza tenere debitamente conto dei fatti avvenuti dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989

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