giovedì 9 luglio 2015

Racconti d’infanzia: Adulti si, ma senza maturità.

Racconti d’infanzia:
Adulti si, ma senza maturità.
Mi ricordo che da piccolo avevo due fratellini di cui il più grande non superava i dieci anni di età.
La casa di abitazione era in paese, ma la Masseria era ubicata in campagna, quasi sempre nell’appezzamento più vasto. Ma poiché gli altri poderi erano distanti dalla masseria, a volte gli adulti vi si recavano in quei luoghi per svolgere i lavori necessari e si assentavano per due o tre giorni dormendo nei pagliai chi lì ,vi avevano costruito.
Prima di partire a noi piccoli venivano assegnati dei lavori da svolgere durante l’assenza dei grandi e ci raccomandavano di non toccare le armi che rimanevano in masseria, e che seppure in bella vista non venivano minimamente toccati da noi ragazzi. Però allora non capivo perché, nascondevano molto scrupolosamente i recipienti pieni di vino.
Poiché eravamo bambini, a quell'età il gioco ci coinvolgeva moltissimo e spesso non svolgevamo tutto o in parte il lavoro che ci era stato assegnato, ma per questa inadempienza venivamo quasi sempre perdonati.
Ma una volta, senza cercarlo intenzionalmente , scoprimmo il fiasco di terracotta pieno di vino e, sempre per gioco ci attaccavamo ad esso che presentava una bocca particolare munita di foro, detta “fungia”che emetteva rumori strani quando i grandi bevevano e facevano a gara per emettere il suono più apprezzato. Li Avevamo visti più volte i grandi appoggiare le labbra sulla fungia del fiasco per bere il vino mentre producevano quei suono caratteristico che ai più anziani riusciva meglio.
Coinvolti in quel gioco, abbiamo bevuto il vino che subito ci ha dato alla testa.
Ormai presi dall’effetto dell’alcool, le promesse fatte ai grandi non furono più rispettate e il gioco ,che prima era sempre controllato, era diventato irresponsabile. Noi ragazzi non badavamo più ai danni che una nostra azione incontrollata poteva causare.
Fu così che il frumento seminato, già fornito di bellissime spighe in corso di maturazione, fu danneggiato dai nostri rotoloni che facevamo in mezzo ad esso, rompendo i culmi che sostenevano le spighe. Con la nostra azione irresponsabile abbiamo impedito la maturazione dei chicchi che erano il futuro della nostra alimentazione. Ma a dire il vero, non state le sberle che abbiamo preso de grandi che ci hanno ferito maggiormente: per molto tempo sentivamo un peso sulla coscienza, e sui nostri visi si poteva leggere il rimorso per il danno che avevamo cagionato.
Alla considerazione di quanto esposto, non so perché, mi sorge spontanea una domanda: possiamo asserire che le persone cosiddette intellettuali, persone che hanno acquisito un alto grado di istruzione, persone a capo di stati e di governi, siano veramente capaci di gestire con consapevolezza gli eventi e le circostanze politico-sociali che si presentano a livello locale e a livello globale?
Secondo me no.
Mi pare che questa gente si comporti come quei ragazzi che hanno scoperto casualmente il fiasco di vino, si sono ubriacati e hanno agito in modo irresponsabile senza pensare alle conseguenze negative che il loro comportamento avrebbe potuto causare. In particolare mi viene in mente la cosa terribile e nefasta che potrebbe capitare in un qualsiasi momento, in un modo dotato di testate nucleari disseminate ovunque e forse di altri mezzi distruttivi, alla gente ancora sconosciuti, visto che le chiavi di comando sono già in possesso di questi adulti, che hanno forse una grande istruzione, ma sicuramente non una sufficiente maturità.
Furnari Salvatore
Francesco lopreste

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